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Lunedì 22 Dicembre 2025

ANAC avverte: capitolati d’appalto molto dettagliati, ma controlli troppo deboli

ANAC ha acceso un faro sulla fase di esecuzione dei contratti pubblici di servizi, con particolare riferimento alla ristorazione collettiva. L’Autorità ha evidenziato una criticità ricorrente: capitolati molto dettagliati, spesso costruiti con grande attenzione formale, a fronte di controlli deboli, discontinui o meramente burocratici durante l’esecuzione del servizio. Il problema non è tanto ciò che viene scritto nei documenti di gara, quanto ciò che accade dopo l’aggiudicazione.

Al centro delle osservazioni di ANAC ci sono le figure del RUP e del DEC, che per legge hanno un ruolo decisivo nel verificare che il servizio venga svolto secondo quanto previsto dal contratto. In molti casi, però, questi ruoli risultano solo formalmente presidiati, con verbali generici, controlli poco documentati e una vigilanza che si limita a formule di stile. Una situazione che rende difficile dimostrare se il servizio reso sia effettivamente conforme agli standard contrattuali.

La ristorazione collettiva, sotto questo profilo, è molto più vicina al vending di quanto possa sembrare. Si tratta in entrambi i casi di servizi continuativi, ripetitivi, erogati in ambienti pubblici come scuole, ospedali, università e sedi amministrative. Anche nel vending i capitolati prevedono requisiti puntuali su prodotti, qualità, frequenze di ricarica, igiene e sostenibilità, ma la fase dei controlli resta spesso opaca e affidata a verifiche sporadiche o non strutturate.

Il nuovo Codice dei contratti pubblici ha cambiato il quadro di riferimento. I controlli non possono più essere solo formali, ma devono diventare misurabili, tracciabili e documentabili. Questo significa indicatori chiari, verifiche ripetibili e responsabilità precise in capo a chi è chiamato a controllare. Un cambio di passo che, se applicato davvero, rischia di mettere in discussione molte prassi consolidate anche nel vending pubblico.

La sensazione è che quanto sta emergendo nella ristorazione collettiva rappresenti un segnale anticipatore. Il vending, per caratteristiche e diffusione nel settore pubblico, potrebbe essere il prossimo ambito sotto osservazione. Per gestori e stazioni appaltanti il tema non è più rinviabile: la distanza tra capitolato e realtà operativa è destinata a ridursi, e i controlli sulla carta potrebbero non bastare più.

Ospedale Perugia. L’amministrazione seppellisce l’ascia di guerra e aderisce al TAR

Sulla gara da 1,6 milioni di euro per il servizio di distribuzione automatica all’Ospedale di Perugia l’amministrazione sembra finalmente aver seppellito l’ascia di guerra, aderendo alle indicazioni del TAR. Con una determinazione formale viene infatti ammesso il grande gruppo ricorrente alla fase finale della procedura, quella dell’apertura dell’offerta economica, superando la precedente esclusione che aveva dato origine al contenzioso.

Il provvedimento rappresenta una presa d’atto esplicita della linea tracciata dal Tribunale amministrativo, che aveva indicato la necessità di riammettere l’operatore e di proseguire correttamente la gara. Dopo mesi di stallo e passaggi amministrativi controversi, la stazione appaltante sceglie quindi di riallinearsi alle indicazioni della giustizia amministrativa.

Nel documento viene fissata anche la data della seduta pubblica: l’apertura delle offerte economiche è programmata per il 29 dicembre alle ore 12. Un passaggio che segna la conclusione di una storia infinita che Fantavending ha seguito in tutte le sue fasi, tra proclami e smentite susseguitesi senza sosta per anni.

Venerdì 19 Dicembre 2025

EUDR ufficialmente rinviato, i futures del caffè Robusta tornano a scendere

Il rinvio del regolamento europeo contro la deforestazione è ormai ufficiale. Consiglio e Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo politico che posticipa l’entrata in vigore degli obblighi previsti dall’EUDR, accogliendo le richieste di maggiore tempo avanzate da numerosi Stati membri e dalle filiere produttive coinvolte.

Il nuovo calendario fissa l’applicazione al 30 dicembre 2026 per la generalità degli operatori, con un’ulteriore proroga di sei mesi per micro e piccoli operatori, che potranno adeguarsi entro il 30 giugno 2027. Si tratta del secondo slittamento dopo quello deciso nel dicembre 2024 e conferma le difficoltà operative legate alla messa a terra dei sistemi di tracciabilità e di due diligence richiesti dal regolamento.

Nel frattempo, le quotazioni del caffè Robusta a Londra sono scese sotto la soglia dei 3.700 dollari per tonnellata, riportandosi sui livelli più bassi dall’estate scorsa. Un dato che riflette un clima di maggiore cautela sui mercati, in una fase caratterizzata da aggiustamenti delle aspettative e da un rallentamento della spinta speculativa.

Il rinvio dell’EUDR non modifica l’impianto del regolamento, che continuerà a interessare direttamente il caffè insieme ad altre materie prime importanti per la nostra filiera come cacao e legno. Cambia però il ritmo dell’adeguamento, spostando l’attenzione dalla gestione dell’emergenza normativa alla costruzione di processi strutturati.

Costa Coffee, trattative in bilico tra Coca-Cola e TDR

Le trattative tra Coca-Cola e TDR Capital per la possibile cessione di Costa Coffee entrano in una fase critica. Secondo quanto riportato da Reuters, il gruppo di Atlanta starebbe conducendo colloqui dell’ultimo minuto nel tentativo di salvare l’operazione, ma l’esito resta incerto e l’accordo potrebbe anche saltare.

Il principale punto di frizione resta la valutazione. Le divergenze sul prezzo avrebbero rallentato in modo significativo il negoziato, nonostante TDR fosse stato individuato come offerente preferito. Per cercare di superare l’impasse, sul tavolo sarebbe stata ipotizzata anche una struttura dell’operazione che preveda il mantenimento di una quota di minoranza in capo a Coca-Cola, soluzione che tuttavia non avrebbe ancora sbloccato la situazione.

Reuters ricorda come Coca-Cola avesse avviato già nei mesi scorsi una revisione delle opzioni strategiche su Costa Coffee, affidando a Lazard l’esplorazione di una possibile vendita o di altre alternative industriali e finanziarie. Un percorso che riflette le difficoltà incontrate nel valorizzare pienamente l’asset all’interno del perimetro del gruppo.

Il dossier Costa Coffee continua così a rappresentare un caso emblematico nel mondo del caffè e dell’out of home. L’eventuale stop alla vendita confermerebbe quanto sia complesso per i grandi player gestire e valorizzare reti di caffetterie su scala globale, in un contesto di mercato sempre più competitivo e con margini sotto pressione, un tema che interessa da vicino anche il settore del vending.


Giovedì 18 Dicembre 2025

31 giorni di vacanza con 8 di ferie. WeRoad invita a partire, il vending resta fermo

31 giorni di vacanza con appena 8 giorni di ferie. È questo il messaggio chiave della nuova campagna di comunicazione WeRoad dedicata ai ponti del 2026, tornata in questi giorni con affissioni ben visibili soprattutto a Milano e Roma e con una forte amplificazione digitale. Un invito esplicito ai dipendenti a sfruttare ogni occasione utile per viaggiare, incastrando ponti, festività e pochi giorni di permesso.

La campagna arriva in un momento particolarmente delicato per il mondo del vending. Il clima è già appesantito dalle imminenti vacanze di Natale e da un calendario che, tra festività e disposizioni dei giorni festivi, porterà molte location a chiudere per due settimane consecutive. Una situazione che si traduce inevitabilmente in un calo dei volumi di consumo per la distribuzione automatica, soprattutto nei luoghi di lavoro e negli uffici.

Il messaggio di WeRoad è chiaro e coerente con il proprio posizionamento, trasformare i ponti in opportunità di viaggio. Ma osservato dal punto di vista del vending, questo tipo di comunicazione intercetta e amplifica una tendenza già in atto, quella di una crescente discontinuità delle presenze nei luoghi tradizionalmente presidiati dalle vending machine. Meno persone in ufficio significa meno pause caffè, meno snack e meno consumazioni complessive.

Il 2026, peraltro, non viene descritto come un anno particolarmente generoso sul fronte delle festività, e proprio per questo la campagna insiste sull’idea di ottimizzazione delle ferie. Un concetto che rischia di accentuare ulteriormente l’effetto fisarmonica sui consumi del vending, già messi alla prova dallo smart working.

Sigep 2026 accelera sull’internazionalizzazione: 1.300 brand e buyer da 75 Paesi

SIGEP World 2026 si svolgerà alla Fiera di Rimini dal 16 al 20 gennaio con numeri che confermano un ulteriore rafforzamento del profilo internazionale della manifestazione. Saranno 1.300 i brand espositori presenti, con una crescita significativa delle aziende estere, in aumento del 28%, provenienti complessivamente da 45 Paesi.

Il percorso di internazionalizzazione passa anche dal Top Buyer Program, che porterà a Rimini 500 buyer selezionati da 75 Paesi, espressione di catene, importatori e distributori attivi nei diversi comparti del foodservice. Per l’edizione 2026 il Paese ospite sarà l’India, che parteciperà con una delegazione dedicata composta da top buyer e rappresentanti istituzionali.

Sul fronte dei contenuti, SIGEP 2026 introdurrà tre nuovi hub tematici pensati per intercettare le principali traiettorie di evoluzione del settore: Kitchen Equipment Hub, Frozen Product Hub e Digital District. Aree che guardano da vicino ai temi dell’innovazione tecnologica, dell’organizzazione dei punti vendita e della digitalizzazione dei processi, elementi sempre più centrali anche per il mondo del vending e dell’OCS.

Per il comparto caffè, la manifestazione conferma un focus su sostenibilità e innovazione, con spazi dedicati che affrontano il tema dell’evoluzione dei coffee shop, tra nuovi modelli di servizio, attenzione ambientale e integrazione delle tecnologie emergenti. Un contesto che rende SIGEP un osservatorio rilevante anche per chi opera nella distribuzione automatica, chiamata a confrontarsi con le stesse dinamiche di mercato e di consumo.

Mercoledì 17 Dicembre 2025

Nuovo obbligo in Francia sui disinfettanti professionali, arriverà anche in Italia?

Dal 1° gennaio 2026 in Francia scatterà un nuovo obbligo che riguarda da vicino anche il mondo della distribuzione automatica. Chi decide, acquista o utilizza disinfettanti e prodotti per la sanificazione professionale dovrà essere in possesso di una certificazione specifica, il cosiddetto certibiocide. Una misura che non introduce nuovi prodotti, ma che cambia il modo in cui vengono regolati quelli già utilizzati quotidianamente per l’igiene e la pulizia delle macchine.

Con il termine biocidi, infatti, si indicano in modo tecnico i disinfettanti professionali usati per sanificare superfici, circuiti e componenti a contatto con alimenti e bevande. Nel vending parliamo quindi dei prodotti impiegati durante la manutenzione e la pulizia delle macchine, non di sostanze particolari o estranee al settore. La novità francese non riguarda la formulazione dei prodotti, ma le competenze richieste a chi li gestisce.

L’obiettivo dichiarato è quello di garantire un uso più consapevole e sostenibile dei disinfettanti, riducendo errori, eccessi e impatti ambientali. In pratica, la Francia ha scelto di alzare l’asticella professionale, introducendo un obbligo di formazione certificata per figure che fino a oggi operavano sulla base dell’esperienza e delle indicazioni dei fornitori.

In Italia, al momento, un obbligo simile non esiste. L’uso dei disinfettanti professionali è regolato da norme europee sulla sicurezza dei prodotti, ma non è prevista una certificazione individuale per chi li utilizza o li acquista. Tuttavia il segnale che arriva dalla Francia è chiaro e potrebbe anticipare un’evoluzione più ampia, almeno nei contesti più strutturati o nei capitolati pubblici e aziendali.

EVA a Trieste Coffee Experts: il vending entra nel dibattito sul futuro del caffè

La European Vending & Coffee Service Association ha partecipato all’edizione 2025 di Trieste Coffee Experts, portando la voce del vending e dei servizi out of home all’interno di un confronto di alto livello sul futuro del settore caffeicolo europeo. A rappresentare l’associazione è stato il presidente Paolo Ghidotti, intervenuto in uno dei panel centrali della manifestazione.

Nel corso del dibattito, dedicato ai costi e alle sfide che attendono la filiera, Ghidotti ha richiamato l’attenzione su temi che toccano da vicino anche il vending: l’aumento strutturale dei costi, le richieste legate alla sostenibilità, l’innovazione tecnologica e la necessità di una maggiore cooperazione lungo tutta la catena del valore del caffè.

La presenza di EVA a Trieste conferma come la distribuzione automatica sia ormai parte integrante dell’ecosistema europeo del caffè, non solo sul piano operativo ma anche su quello del confronto strategico e istituzionale. Un ruolo che diventa sempre più rilevante in una fase di profonda trasformazione del mercato.

Eventi come Trieste Coffee Experts si confermano così un luogo di sintesi tra industria, associazioni e istituzioni, dove il vending trova spazio per far valere il proprio punto di vista e contribuire alla definizione delle traiettorie future del settore. Un segnale chiaro di come il canale automatico sia sempre più coinvolto nelle grandi discussioni che riguardano il caffè di domani.
 

Martedì 16 Dicembre 2025

L’ASP chiede a un gestore quasi un milione di euro

Un contratto per la gestione dei distributori automatici in ambito sanitario rischia di trasformarsi in un contenzioso di dimensioni rilevanti. Secondo quanto riportato dalla stampa siciliana, un’Azienda sanitaria provinciale ha infatti quantificato in 889.950 euro il credito che ritiene di vantare nei confronti di una ditta fornitrice di servizi vending, al quale potrebbero aggiungersi i rimborsi per i consumi di energia elettrica collegati ai distributori rimasti installati, portando la cifra complessiva a sfiorare il milione di euro.

La vicenda, come ricostruito dalle cronache, riguarda un accordo sottoscritto nel 2016, con durata triennale e scadenza nel 2019. Alla cessazione del contratto, i distributori non sarebbero stati rimossi dai presidi ospedalieri e, parallelamente, non tutte le fatture emesse nel periodo di validità dell’accordo sarebbero state regolarmente saldate.

Secondo una parte della stampa locale (CLICCA QUI), il caso sarebbe riconducibile agli ospedali di Agrigento e l’azienda sanitaria avrebbe affidato a un legale il recupero delle somme contestate.

Per il settore della distribuzione automatica, il caso rappresenta un esempio emblematico dei rischi legati alla gestione dei contratti con la pubblica amministrazione. Quando la chiusura non è regolata in modo puntuale, o non viene eseguita nei tempi previsti, una concessione di servizio può trasformarsi, anche a distanza di anni, in un incubo finanziario...

Acque minerali, il mercato riparte nel 2024: consumi a 15,15 miliardi di litri

Dopo la battuta d’arresto del 2023, il mercato italiano delle acque minerali torna a crescere. I dati dell’Annuario Acquitalia 2025–26, la guida più completa e autorevole dedicata al comparto, edito da Beverfood in collaborazione con Mineracqua, fotografano l’andamento del settore nell’ultimo anno completo, il 2024, quando i consumi complessivi di acque confezionate in Italia hanno raggiunto i 15,15 miliardi di litri, con un incremento del 2,7% su base annua. Anche il consumo pro capite sale a 257 litri annui, confermando il primato europeo dell’Italia e il ruolo centrale dell’acqua minerale nelle abitudini quotidiane dei consumatori.

La ripresa dei volumi si riflette anche sulla produzione, stimata intorno ai 17 miliardi di litri, e su un giro d’affari complessivo dei produttori che supera i 3,4 miliardi di euro. Il settore resta caratterizzato da una struttura industriale ampia, con oltre 80 aziende imbottigliatrici attive e circa 140 stabilimenti di produzione, ma presenta un livello di concentrazione moderato, con i primi otto gruppi che coprono poco più dei due terzi dei volumi complessivi.

Sul fronte dei canali di vendita, la distribuzione moderna continua a intercettare la quota principale dei consumi, pari al 76% dei volumi. Il dettaglio tradizionale e il porta a porta mantengono un peso più contenuto, mentre il consumo fuori casa è ricompreso nella voce aggregata “HoReCa, Catering, Vending”, che nel 2024 rappresenta complessivamente il 16% dei volumi di vendita di acqua confezionata.

Resta rilevante anche il contributo dell’export, che nel 2024 ha superato 1,85 miliardi di litri, pari a circa l’11% della produzione totale. In valore, le esportazioni mostrano una dinamica ancora più favorevole rispetto al mercato interno, sostenute da prezzi medi più elevati e da una domanda internazionale in crescita, in particolare per le acque gassate, segmento nel quale l’Italia si conferma leader a livello europeo.

Nel complesso, il quadro che emerge è quello di un comparto che, pur operando in un contesto di pressione sui consumi e di crescente attenzione al prezzo, dimostra una capacità di recupero solida e strutturale, sostenuta da un consumo trasversale, da una forte percezione di qualità e sicurezza e da un posizionamento industriale che resta in larga parte nazionale.

Lunedì 15 Dicembre 2025

Foodtech, i venture capital tirano il freno sugli investimenti

Dal mondo del venture capital arriva un segnale inequivocabile. Dopo anni di forte crescita, i fondi hanno ridotto in modo drastico l’esposizione verso il foodtech, segnando un netto cambio di fase per l’innovazione nel cibo. Dalle 2.722 operazioni del 2021 si è scesi a circa 530 nel 2025, mentre il valore complessivo degli investimenti è passato da quasi 50 miliardi di dollari a poco più di 6 miliardi.

Il rallentamento non è episodico ma strutturale e riflette una maggiore prudenza degli investitori, sempre meno disposti a finanziare progetti sulla base di sole prospettive future. Dopo la fase espansiva seguita alla pandemia, il foodtech entra in una stagione più selettiva, nella quale l’accesso ai capitali è legato in modo crescente alla capacità di dimostrare risultati concreti.

Nel perimetro del foodtech rientrano anche modelli che nel vending conosciamo bene, dai micro market ai format di ristorazione automatizzata, fino alle soluzioni digitali per la gestione dell’offerta food nei luoghi di lavoro. È all’interno di questo ecosistema più ampio che si sta manifestando la stretta dei venture capital, con un’attenzione sempre meno orientata allo storytelling e sempre più focalizzata sulla sostenibilità operativa.

In questo contesto faticano soprattutto i progetti costruiti prevalentemente su previsioni teoriche e piani di crescita molto aggressivi, che richiedono continui round di finanziamento per restare in piedi. Dopo anni in cui le valutazioni si basavano su promesse di scalabilità futura, oggi l’attenzione si sposta su ricavi, margini e capacità di reggere nel medio periodo, una logica che per molti aspetti è più vicina al vending tradizionale che al foodtech “da presentazione”.

Il cambio di clima non coincide però con un disinteresse verso l’innovazione nel cibo, ma con una selezione più rigorosa. Le risorse disponibili si concentrano su modelli già maturi, con basi industriali chiare e meno dipendenti dalla finanza. Per gli operatori del vending, questo scenario rappresenta anche una conferma: il mercato torna a premiare concretezza, continuità del servizio e risultati misurabili, più che promesse affidate a slide e business plan.

Coca-Cola cambia CEO, Henrique Braun al vertice dal 2026

Coca-Cola ha definito il passaggio di consegne al vertice del gruppo. Dal 31 marzo 2026 Henrique Braun assumerà il ruolo di Chief Executive Officer, succedendo a James Quincey, che lascerà la guida operativa dopo nove anni per diventare Executive Chairman.

La decisione rientra in un piano di successione annunciato e presentato come ordinato, con l’obiettivo di garantire continuità strategica. Il consiglio di amministrazione intende inoltre proporre Braun per l’elezione nel board in occasione dell’Annual Meeting del 2026, rafforzando ulteriormente il suo ruolo nella governance del gruppo.

Braun è un manager cresciuto interamente all’interno di Coca-Cola. Entrato in azienda nel 1996, ha ricoperto incarichi di crescente responsabilità in diverse aree del mondo, con un percorso che lo ha portato a guidare operazioni chiave in America Latina e in Asia. Prima della nomina a Chief Operating Officer, avvenuta all’inizio del 2025, è stato presidente per l’area Greater China e South Korea e ha guidato l’operating unit Latin America, oltre alla business unit Brazil.

Il passaggio di testimone avviene nel segno della continuità. Nelle indicazioni fornite dall’azienda, il nuovo CEO sarà chiamato a proseguire il percorso di sviluppo globale del gruppo, mantenendo l’attenzione sulle opportunità di crescita, sull’evoluzione delle esigenze dei consumatori e sull’utilizzo della tecnologia come leva di efficienza e competitività.

Per James Quincey si apre una nuova fase da Executive Chairman, con un ruolo di supervisione e supporto strategico. Il cambio al vertice non introduce discontinuità immediate, ma segna l’inizio di un nuovo ciclo manageriale per uno dei principali player mondiali del beverage, osservato con attenzione anche dal mercato e dagli operatori della filiera.


Henrique Braun - Fonte immagine: The Coca-Cola Company / press media center

Venerdì 12 Dicembre 2025

Energy drink e caccia alle streghe, l’abuso estremo trasformato in allarme

Sta circolando in queste ore un allarme che rischia di trasformarsi nell’ennesima caccia alle streghe. Tutto nasce da un singolo caso clinico britannico pubblicato su una rivista scientifica, ripreso da numerosi media internazionali e diventato a suo modo virale. Un uomo di 50 anni, al momento del ricovero con una pressione di 254/150, ha sviluppato un ictus al talamo dopo aver consumato per anni otto energy drink al giorno. Otto lattine al giorno, ciascuna con circa 160 mg di caffeina: oltre 1.200 mg quotidiani, cioè tre volte la dose massima raccomandata. Un’abitudine che qualunque medico, nutrizionista o persona di buon senso definirebbe una follia prima ancora che un rischio.

Eppure, come spesso accade, il dibattito si è spostato rapidamente dal caso limite al prodotto in sé, trasformando una storia di abuso personale in un monito generalizzato contro l’intero comparto delle bevande energetiche. Il problema è che le fonti scientifiche citate dagli stessi ricercatori parlano chiaro: si tratta di un singolo caso, e per gli stessi clinici “le prove disponibili non sono ancora conclusive”. È una precisazione fondamentale, troppo spesso ignorata nei titoli sensazionalistici che suggeriscono un legame diretto e automatico tra energy drink e probabilità di ictus.

Il fenomeno non è nuovo. Ogni volta che emerge un fatto di cronaca legato agli energy drink, anche quando riguarda consumi spropositati, si innesca un’ondata di allarmismo che non distingue tra uso responsabile e consumo compulsivo. Un meccanismo identico a quello visto con alcol, zuccheri, integratori o addirittura alimenti comuni, dove l’abuso individuale viene rapidamente trasformato in un presunto “problema di salute pubblica”.

Il settore vending osserva da anni la crescita degli energy drink, che restano prodotti perfettamente conformi alle normative, con etichettature chiare e un mercato ormai consolidato in tutto il mondo. L’uso moderato non è mai stato messo in discussione dagli stessi ricercatori che hanno descritto il caso, e il richiamo alla prudenza riguarda esclusivamente gli eccessi. Un richiamo legittimo, ma che non può trasformarsi nell’ennesimo processo sommario a una categoria di prodotti che, se consumati in modo responsabile, non rappresentano alcun pericolo diverso da quello già noto per qualsiasi altra bevanda con caffeina.

È giusto parlare di educazione al consumo e di attenzione ai minori, ma costruire un allarme nazionale sulla base di un uomo che ha bevuto otto energy drink al giorno per anni rischia di essere più una semplificazione narrativa che un servizio alla salute pubblica. E quando la cronaca diventa pretesto per generalizzazioni affrettate, l’informazione non fa un buon lavoro né per i consumatori, né per il settore.

RiVending al fianco di #NonCiFermaNessuno: il tour 2025 si chiude con 3.000 studenti

Si è conclusa l’undicesima edizione di #NonCiFermaNessuno, il tour motivazionale ideato da Luca Abete che da marzo a dicembre 2025 ha attraversato otto Università italiane, coinvolgendo oltre 3.000 studenti in incontri dedicati a fragilità, solitudini e resilienza, sotto il claim “Nessunə è solə”.

Accanto al percorso motivazionale rivolto agli studenti, il tour ha confermato una forte attenzione ai temi ambientali. In quattro tappe del Tour #NonCiFermaNessuno si è ribadito il ruolo centrale del progetto RiVending nel racconto “green” del tour, valorizzando il collegamento tra crescita personale ed economia circolare.

Attraverso contenitori dedicati posizionati nelle aree break, il progetto consente di intercettare una plastica di alta qualità direttamente alla fonte, trasformando un rifiuto potenziale in nuova risorsa e contribuendo a modelli cup2cup e bottle2bottle pienamente coerenti con i principi dell’economia circolare.

Con oltre 16.000 cestini installati in tutta Italia e la capacità di recuperare ogni anno 90 milioni di bicchieri, RiVending permette un risparmio stimato di 613 tonnellate di CO2, contribuendo in modo significativo agli obiettivi nazionali di economia circolare.

Nel quadro di #NonCiFermaNessuno, questi numeri si sono tradotti in azioni concrete all’interno degli atenei. Le cronache della chiusura del tour 2025 raccontano infatti l’installazione di contenitori RiVending in diverse università, a supporto delle attività di sensibilizzazione ambientale rivolte agli studenti.

In questo modo, il messaggio sulla gestione responsabile della plastica si è affiancato al lavoro educativo del tour sulle nuove solitudini universitarie, trasformando la pausa caffè in un momento di partecipazione attiva alla transizione ecologica.

La collaborazione tra RiVending e #NonCiFermaNessuno conferma il valore di un’alleanza che unisce il mondo del vending, le istituzioni accademiche e una campagna sociale radicata da anni nel dialogo con i giovani. Per CONFIDA, COREPLA e UNIONPLAST, portare nei campus universitari un modello concreto di economia circolare significa infatti avvicinare le nuove generazioni a pratiche quotidiane di riciclo, rafforzando al tempo stesso l’impegno del settore verso obiettivi ambientali sempre più ambiziosi.

Giovedì 11 Dicembre 2025

Migros attacca Selecta: arrivano i distributori con i prezzi del supermercato

In Svizzera Migros ha deciso di giocare pesante. Mentre Selecta attraversa una delle fasi più complesse della sua storia recente, con il progetto di ristrutturazione “Selecta 2.0” e il ridimensionamento di diverse attività, il grande brand della GDO elvetica ha lanciato i suoi nuovi distributori automatici, piazzandoli in punti strategici della Svizzera tedesca. Non una sperimentazione timida, ma un’operazione mirata, con macchine già attive a Wald e Wattwil e tre installazioni nella città di Zurigo, compresa la sede centrale di Migros a Herdern. Altri automat sono attesi nelle regioni di Migros Zurigo e Ostschweiz, con un nuovo posizionamento già programmato davanti a una filiale di San Gallo.

La mossa non sarebbe così rilevante se non fosse per un dettaglio che nel vending pesa come un macigno: i prezzi. Migros ha deciso che nei suoi distributori si pagherà esattamente quanto nel supermercato. La bottiglia da mezzo litro di Coca-Cola a 1,50 franchi è l’esempio più rumoroso, soprattutto se confrontata con i quasi 4 franchi che il consumatore si trova spesso davanti nelle macchine Selecta. È un posizionamento che cambia il gioco, perché per la prima volta un grande retailer utilizza il vending come estensione del negozio, senza applicare il tradizionale sovrapprezzo del canale.

Il colpo è diretto, e il tempismo non è casuale. Selecta ha appena annunciato tagli al personale e una revisione profonda del proprio assortimento, con l’obiettivo dichiarato di spostarsi verso un’offerta più “moderna e salutare”, dal mix di frutta secca alle barrette proteiche. Una scelta che piace ai consulenti, ma che crea inevitabilmente tensioni quando un competitor entra a offrire esattamente ciò che i clienti conoscono, a un prezzo molto più basso.

Migros punta sulle proprie filiali. Il messaggio è chiaro: quando il negozio è chiuso, il distributore è lì a garantire continuità, familiarità e soprattutto convenienza. Un’estensione dell’insegna, non un servizio neutrale. Un modello che nel lungo periodo potrebbe ridisegnare la percezione del vending presso i consumatori svizzeri.

Cosa succederà ora? È presto per dirlo, ma il mercato del vending elvetico non era abituato a vedere un gigante della distribuzione spingere sul prezzo come arma competitiva. E per Selecta, che sta cercando di alleggerire la propria struttura mentre difende una posizione dominante, questa non è una buona notizia...

Caffè Borbone presenta la nuova Special Edition de Il Caffè del Birbantello

Caffè Borbone presenta la nuova Special Edition de Il Caffè del Birbantello, dedicata quest’anno alla figura dell’insegnante-eroe. Un tema scelto per valorizzare chi accompagna i bambini nella crescita personale e civica, ampliando il progetto sociale nato nel 2022 nel Rione Sanità di Napoli. Per la prima volta l’iniziativa è stata inserita nelle ore di educazione civica attraverso un laboratorio di disegno strutturato, realizzato con la divisione educational di Withub.

Cinque gli istituti coinvolti: Napoli con l’Ozanam, Bari con il Mazzini-Modugno, Firenze con l’Amerigo Vespucci, Bergamo con il Mazzi e Padova con l’Ardigò. A settembre, i docenti hanno guidato i bambini in un percorso dedicato ai valori civili, trasformando riflessioni e idee in disegni pieni di colore. Una giuria di Caffè Borbone e Fondazione Pesenti ha selezionato un elaborato per ogni città, destinato a decorare le confezioni di caffè in cialda.

I disegni mostrano gli insegnanti come supereroi quotidiani. A Napoli la maestra è una supereroina rosa che insegna a “comportarci in maniera giusta”. A Bari l’insegnante ha poteri multipli: ascolta, aiuta e sostiene in ogni momento. A Firenze un sorriso trasforma la matematica in un gioco. A Bergamo il maestro, con mantello rosso e libri in mano, diventa “Super Maestro”. A Padova il superpotere è il sorriso, sempre presente anche nelle giornate difficili.

“Il Caffè del Birbantello nasce per valorizzare la creatività dei bambini e riconoscere l’importanza di chi li accompagna ogni giorno”, commenta l’amministratore delegato Marco Schiavon. “Mettere i loro disegni sulle confezioni significa dare spazio alle loro emozioni e al loro modo spontaneo di raccontare il mondo”.

Mercoledì 10 Dicembre 2025

Il cliente viola l’esclusiva, la Cassazione riconosce il danno al gestore

LexCED ha appena commentato una sentenza della Corte di Cassazione di grande interesse per il nostro settore. Una società di vending aveva stipulato un contratto di somministrazione triennale con clausola di esclusiva, installando i propri distributori automatici in comodato presso gli stabilimenti del cliente. A contratto in corso, però, l’azienda committente decide di far entrare un nuovo operatore, collocando ulteriori macchine nei propri locali e spostando quelle del fornitore originario. Una violazione evidente degli accordi, che porta il gestore a ritirare i distributori e a chiedere la risoluzione del contratto con risarcimento per mancato guadagno.

Il Tribunale, pur riconoscendo l’inadempimento, aveva respinto la richiesta risarcitoria ritenendo non adeguatamente provato il danno. Una conclusione che la società impugna in appello, sottolineando la contraddizione tra l’accertamento della violazione dell’esclusiva e l’assenza di qualsiasi conseguenza economica a carico del cliente.

La Corte d’Appello di Milano riforma la decisione. Valutata la documentazione prodotta, i giudici ritengono provato che l’inadempimento abbia inciso sul giro d’affari residuo del gestore. Poiché la quantificazione precisa del lucro cessante non era possibile, la Corte ricorre alla liquidazione equitativa, fissando il danno in 5.000 euro.

Il cliente ricorre in Cassazione contestando sia la lettura della sentenza di primo grado sia il ricorso all’equità. La Suprema Corte respinge ogni motivo, confermando che, una volta accertata l’esistenza del danno, il giudice può legittimamente applicare la liquidazione equitativa quando l’esatta quantificazione è complessa o impossibile. Non si tratta di una valutazione discrezionale priva di basi, ma dell’utilizzo di uno strumento previsto dall’ordinamento per evitare che l’autore dell’inadempimento resti indenne a causa della difficoltà di misurare il pregiudizio con precisione assoluta.

Per il settore del vending, la decisione ribadisce un principio essenziale: la clausola di esclusiva è un obbligo vero, con effetti concreti. Se il cliente la viola e il gestore dimostra con documenti e dati la perdita subita, il danno può essere riconosciuto anche quando non è numericamente determinabile al centesimo. Un richiamo importante per chi lavora con contratti strutturati e pretende che gli impegni presi siano rispettati fino all’ultimo giorno.

Beyond Now, N-and festeggia dieci anni guardando avanti

A Milano si è celebrato il decimo anniversario di N-and Group, un appuntamento che ha riunito clienti, partner e fornitori attorno al concept Beyond Now. Un’occasione per ripercorrere la storia dell’azienda, ma soprattutto per capire come intende muoversi nel prossimo capitolo della sua evoluzione.

Nel corso dell’evento sono stati ricordati i progetti che oggi definiscono l’identità tecnologica di N-and, dai display trasparenti e 3D alle soluzioni basate sull’intelligenza artificiale, fino ai sistemi predittivi e agli ecosistemi connessi. Una visione che va oltre la semplice funzionalità dei dispositivi e punta a rendere le interfacce più intuitive, coinvolgenti e modellate sulle persone.

Nel messaggio condiviso da N-and emerge chiaramente come Beyond Now non sia un tema celebrativo, ma una direzione strategica. Un modo per ribadire che la tecnologia, quando genera valore lungo tutta la catena, diventa un elemento trasformativo per l’intero settore.

Martedì 9 Dicembre 2025

San Francisco in causa contro gli ultra processati. Big Food sotto accusa

Il 2 dicembre a San Francisco è partita la prima grande causa americana contro gli alimenti ultra processati e il bersaglio sono dieci colossi del food globale, insieme ad altre multinazionali che dominano spirali e consumi. L’azione legale, presentata dal procuratore David Chiu, accusa i produttori di aver progettato e promosso prodotti creati per essere consumati in eccesso, contribuendo alla crisi sanitaria che negli Stati Uniti è diventata ormai cronica.

Secondo la denuncia, snack, bevande zuccherate, cereali e pasti pronti formano un sistema alimentare che favorisce obesità, diabete e malattie metaboliche, soprattutto nelle comunità più fragili. L’accusa punta il dito anche contro la pubblicità, considerata aggressiva e fuorviante, con campagne presentate come innocue che avrebbero nascosto gli effetti a lungo termine di un consumo ripetuto di questi prodotti.

Le aziende coinvolte respingono in blocco le accuse. Contestano soprattutto la mancanza di una definizione scientifica universalmente accettata di “ultra processato”, elemento che rende il terreno legale particolarmente complesso. Molti esperti sostengono infatti che la correlazione tra questi alimenti e determinate patologie esista, ma non sia ancora supportata da un consenso pieno nella comunità scientifica.

Resta il fatto che l’azione di San Francisco segna un punto di svolta. Per la prima volta il tema degli ultra processati esce dal dibattito tra nutrizionisti e consumatori e approda nelle aule di tribunale. E quando una questione di salute pubblica arriva davanti a un giudice, le ricadute su prodotti, comunicazione e strategie commerciali possono essere profonde e durature.

Vi avvisiamo prima di tutti gli altri. Gli alimenti ultra processati saranno il prossimo bersaglio dei politici di mezzo mondo, Italia compresa, e questa volta l’attacco sarà bipartisan, rapido e senza alcuna considerazione per le conseguenze reali sul mercato. Nel 2026 si profila una nuova crociata, molto simile al plastic free, con dichiarazioni forti, proposte affrettate e un’ondata di norme che rischieranno di travolgere l’intera filiera. Prepariamoci alla battaglia, perché se la storia recente insegna qualcosa è che il vending verrà puntualmente coinvolto per primo.

Buonristoro pubblica il nuovo Report di Sostenibilità

Buonristoro ha pubblicato il suo Report di Sostenibilità 2024, un documento che racconta come il gruppo abbia scelto di integrare la sostenibilità nel proprio modello di crescita. Nella lettera agli stakeholder si evidenzia che l’identità dell’azienda nasce da oltre sessant’anni di attività nel vending, con una struttura a capitale privato, una governance stabile e una presenza consolidata nei territori in cui opera.

Il report chiarisce che la sostenibilità non è considerata un progetto separato, ma un percorso che parte dalle persone e coinvolge l’intera filiera. Vengono illustrate iniziative legate all’ambiente, al capitale umano, alla responsabilità sociale e ai rapporti con le comunità locali, con l’obiettivo dichiarato di generare valore condiviso.

Nelle sezioni dedicate all’ambiente si trovano le linee di intervento adottate negli ultimi anni, dalle certificazioni alle misure per ridurre l’impatto delle sedi operative, fino all’utilizzo di materiali a minore impatto nelle soluzioni di servizio. Sono presenti anche gli impegni per il triennio 2024 2026, in particolare sulla neutralizzazione delle emissioni delle sedi e sull'efficientamento dei processi.

Sul fronte sociale il documento racconta i progetti sviluppati con enti del terzo settore, le attività di sostegno alle comunità e le iniziative mirate all’inclusione. Viene inoltre ribadita l’attenzione al benessere dei collaboratori e alla valorizzazione delle competenze interne.

Il Report di Sostenibilità 2024 offre quindi una fotografia accurata delle azioni intraprese e degli obiettivi del gruppo, collocando la sostenibilità come elemento strutturale della strategia Buonristoro e non come comunicazione accessoria.

Il report integrale è disponibile a questo LINK

Venerdì 5 Dicembre 2025

Interrogazione parlamentare sulla concorrenza sleale extra UE ai fabbricanti italiani

Il Senatore Carlo Calenda, leader di Azione, ha presentato un’interrogazione al Ministro delle Imprese Adolfo Urso su richiesta del Presidente di Confida Massimo Trapletti. L’intervento nasce da una richiesta diretta di Confida, che ha evidenziato al Senatore la gravità della situazione. Il tema affrontato è la condizione del comparto italiano della fabbricazione dei distributori automatici, alle prese con una crescente pressione competitiva.

Nel testo dell’interrogazione il Senatore Calenda richiama l’attenzione sulla concorrenza sleale dei produttori asiatici, che immettono sul mercato europeo distributori spesso non conformi alle norme UE in materia di ecodesign, etichettatura energetica, compatibilità elettromagnetica e sicurezza alimentare. In alcuni casi viene segnalata persino la presenza di marcature CE contraffatte.

Calenda evidenzia inoltre un’asimmetria competitiva. Le aziende italiane sono soggette a oneri elevati per garantire la conformità dei prodotti destinati all’export, mentre i produttori extra UE possono accedere al mercato europeo tramite semplice autocertificazione CE, con controlli doganali e attività di vigilanza spesso insufficienti a intercettare non conformità e frodi.

L’interrogazione si conclude chiedendo al Ministro Urso come valuti l’impatto della concorrenza sleale extra UE sull’industria italiana della distribuzione automatica, quali iniziative intenda assumere per rafforzare i requisiti di certificazione dei distributori automatici superando il regime di autocertificazione CE e come intenda potenziare i controlli doganali e la vigilanza sui prodotti non conformi. Il Senatore chiede inoltre quali misure si vogliano mettere in campo per sostenere le imprese nazionali nel percorso di adeguamento al complesso quadro regolatorio internazionale, tutelando competitività e occupazione del comparto.

Red Bull presenta la nuova Winter Edition Sugarfree Mela Fuji e Zenzero

Red Bull apre l’inverno con una novità pensata per rinfrescare la stagione: la nuova Winter Edition Sugarfree al gusto Mela Fuji e Zenzero. La dolcezza di una delle mele più apprezzate al mondo si combina con la nota piccante dello zenzero, dando vita a un mix studiato per accompagnare i mesi più freddi.

Questa edizione speciale si aggiunge alla gamma Red Bull Edition, varianti che affiancano la linea classica Red Bull Energy Drink, mantenendone la formula di base e introducendo profili aromatici innovativi.

La Winter Edition Sugarfree Mela Fuji e Zenzero è proposta nel formato da 250 millilitri. Il packaging adotta un design a gradiente che sfuma dal rosso al giallo.

Giovedì 4 Dicembre 2025

Adimac e VADO annunciano una partnership per  l'evoluzione del vending intelligente

Adimac e VADO hanno annunciato una partnership strategica per portare sul mercato una nuova generazione di distributori automatici già predisposti per la vendita online. Tutte le nuove vending machine Adimac potranno integrarsi in modo immediato con VADO Delivery, il sistema che collega i punti vendita automatizzati alle principali piattaforme di consegna come Uber Eats, Deliveroo, Just Eat, Glovo Foodora e Wolt.

L’accordo ha quattro obiettivi: facilitare l’adozione del modello “vending-on-demand” per negozi H24 e smart retailer, aumentare le vendite dei clienti Adimac attraverso il canale delivery, rendere più rapida l’attivazione con un onboarding condiviso e standardizzare a livello nazionale la vendita tramite delivery dai distributori automatici.

Stefano Contin, Direzione Commerciale Adimac, evidenzia che il vending sta cambiando e che i clienti chiedono soluzioni avanzate che uniscano macchine e servizi digitali. Andrea T. Orlando, CEO di VADO, sottolinea che l’integrazione nativa con Adimac permette di portare il modello “H24 on Delivery” in tutta Italia, creando uno standard scalabile e orientato al fatturato.

Adimac opera da oltre 25 anni nella progettazione e produzione di distributori automatici per migliaia di clienti in Italia ed Europa. VADO connette vending machine e smart store alle app di delivery con oltre 250 negozi attivi in Europa.

N-and Group apre una nuova sede a Ivrea, nel cuore della storia Olivetti

N-and Group ha aperto una nuova sede a Ivrea, all’interno dell’EX Centro Studi “La Serra”, luogo strettamente legato alla storia Olivetti. Il nuovo spazio diventa un polo internazionale dedicato allo sviluppo delle soluzioni embedded del Gruppo.

La sede ospita un Innovation Lab focalizzato sulla progettazione di piattaforme embedded ad alte prestazioni, sullo sviluppo dei software di bordo macchina e sulle soluzioni IoT destinate ai mercati globali serviti da N-and.

La scelta di Ivrea viene presentata come un ritorno in un territorio con una lunga tradizione nell’innovazione tecnologica e nella cultura industriale, un contesto ritenuto ideale per sostenere la crescita dell’azienda.

Il nuovo centro rafforza il modello produttivo di N-and, basato su tecnologie proprietarie, verticalizzazione e proprietà intellettuale interna. La struttura sarà guidata dal team Embedded Solutions, impegnato nella progettazione hardware, software e nelle applicazioni di intelligenza artificiale.

L’apertura della nuova sede rappresenta un investimento strategico per potenziare le attività di ricerca e sviluppo del Gruppo, mantenendo in Italia una parte centrale del percorso di innovazione.

Mercoledì 3 Dicembre 2025

Furti nei distributori, ancora svuotate le campane di caffè vending

Nelle ultime ore ci è arrivata una nuova segnalazione di un furto ai danni di due distributori automatici del caldo e, ancora una volta, i ladri non si sono limitati all’incasso, hanno completamente svuotato anche le campane del caffè in grani, portandosi via tutto il prodotto. Tre mesi fa avevamo pubblicato su Fantavending una notizia quasi identica, che avevamo definito il “termometro della crisi”, perché in tanti anni non avevamo mai sentito parlare di questo tipo di “prelievo” dalle macchine vandalizzate. Evidentemente il fenomeno non era affatto isolato come immaginavamo.

Quello che colpisce oggi è che questi episodi si inseriscono in una tendenza nazionale sempre più evidente. Secondo il Barometro dei Furti nel Retail 2024, realizzato da Checkpoint Systems e ripreso da numerose testate, i furti di caffè nei supermercati sono aumentati del 70%. Il caffè è ormai uno dei prodotti più rubati nel food retail, un settore che da solo rappresenta il 45% delle perdite complessive e vive un’impennata preoccupante di taccheggi.

Il Barometro dei Furti fotografa inoltre un’altra dinamica preoccupante: la stagione invernale concentra quasi un terzo degli episodi e il dato complessivo è impressionante. Oltre 4,1 miliardi di euro di perdite all’anno, pari a circa 107 euro per cittadino, un impatto economico enorme che coinvolge tutta la distribuzione organizzata.


In questo contesto, il furto di caffè, che avvenga dallo scaffale di un supermercato o dalla campana di un distributore automatico, non è più un episodio curioso, ma un indicatore preciso del momento che stiamo vivendo, un segnale di disagio che purtroppo non è più l’eccezione ma la nuova normalità.

Succhi e bevande alla frutta, consumi ancora in calo nella distribuzione moderna

Secondo l’analisi Beverfood basata sui dati Circana, il mercato italiano dei succhi e delle bevande alla frutta continua a contrarsi. Nell’annata che va dal 1° settembre 2024 al 31 agosto 2025 le vendite nella distribuzione moderna scendono a 515 milioni di litri, con una flessione intorno al 6 per cento rispetto ai dodici mesi precedenti. Anche il valore arretra, fermandosi a 864 milioni di euro con una diminuzione del 3 per cento, mentre il prezzo medio al litro sale a 1,68 euro, con 1,88 euro al litro nella GDO e 1,31 euro al litro nei discount.

La struttura del mercato evidenzia una netta predominanza delle bevande alla frutta diverse da succhi e nettari, che rappresentano il 62,9 per cento dei volumi e il 55,4 per cento del valore, con un prezzo medio di 1,48 euro al litro. I nettari si attestano attorno a un quarto del mercato e registrano un prezzo medio di 1,62 euro al litro.

Molto più ridotta la presenza dei succhi e delle spremute UHT 100 per cento frutta, che pesano soltanto l’8 per cento dei volumi. Le referenze fresche mostrano valori più elevati: i succhi freschi raggiungono il 3,2 per cento dei volumi e il 10,4 per cento del valore, con un prezzo medio di 4,13 euro al litro. I frullati rimangono una nicchia, con lo 0,5 per cento dei volumi e l’1,8 per cento del valore.

La componente delle marche del distributore è uno degli elementi più rilevanti del comparto. Nella grande distribuzione organizzata arriva al 31,6 per cento delle vendite, mentre nei discount tocca il 78,5 per cento, confermandosi il vero baricentro dell’offerta e della domanda.

Nel complesso emerge un quadro di progressivo ridimensionamento dei volumi e di crescente peso delle private label, una dinamica che definisce le scelte dei consumatori all’interno della distribuzione moderna.

Martedì 2 Dicembre 2025

App del vending, la fotografia di Confida tra solidità e margini di miglioramento

Confida ha appena pubblicato tre ricerche dedicate alle app del vending realizzate con Unguess e il quadro che emerge è quello di uno strumento ormai radicato nelle abitudini quotidiane degli utenti. Le app vengono utilizzate soprattutto nei luoghi di lavoro e nelle pause brevi e in generale offrono un’esperienza che molti definiscono pratica e sufficientemente veloce. La maggior parte degli utenti apprezza la comodità del borsellino digitale e il fatto di non dover più gestire contanti o chiavette, un passaggio che negli ultimi anni ha cambiato in modo concreto l’approccio al distributore.

Ci sono anche diversi aspetti che funzionano bene. L’accesso biometrico è molto utilizzato e percepito come rapido, la gestione del credito è chiara e alcune app permettono già ricariche flessibili, pagamenti digitali e funzioni avanzate come preferiti, trasferimento di credito o promozioni dedicate. La connessione via Bluetooth o QR, nella maggior parte dei casi, risulta stabile e intuitiva, confermando che la base tecnologica del settore è più solida rispetto al passato.

Le ricerche però mettono in evidenza anche punti deboli che ricorrono con frequenza. Un terzo degli utenti segnala feedback poco chiari durante la connessione alla macchina, un aspetto critico in un contesto dove tutto si gioca in pochi secondi. Alcune app non supportano Apple Pay o Google Pay e i tagli fissi di ricarica limitano la flessibilità. Le promozioni sono spesso poco visibili o poco incisive e l’esperienza può cambiare sensibilmente tra un distributore e l’altro, creando quelle piccole frizioni che rallentano la pausa e che gli utenti notano immediatamente.

Il risultato complessivo è una fotografia equilibrata. Le app hanno fatto passi avanti importanti e oggi rappresentano uno strumento maturo nelle sue funzioni principali, ma ci sono aree precise in cui il settore può crescere rapidamente. Feedback più chiari, pagamenti più immediati, promozioni realmente efficaci e una maggiore uniformità tra distributori sono le richieste più frequenti. Intervenire su questi punti non richiede rivoluzioni, solo un’evoluzione misurata e coerente. Ed è probabilmente questa la strada su cui si giocherà il prossimo salto di qualità del vending digitale.


La ricerca è scaricabile dagli associati sul sito di CONFIDA (CLICCA QUI)

L’analisi riporta i risultati di tre attività:

Analisi euristica condotta da esperti, con l’obiettivo di valutare lo stato attuale e l’usabilità delle app di pagamento specifiche per il settore della distribuzione automatica;

Survey utenti, sondaggio quantitativo su 2.078 consumatori che utilizzano le App di pagamento per acquistare al distributore automatico;

Interviste utenti: interviste condotte su 10 consumatori, scelti tra quelli che hanno già preso parte al test precedente quantitativo.

Selecta pianta 11.768 alberi in Rwanda per proteggere il caffè

In Rwanda, nel mese di novembre, è partito un progetto che merita attenzione anche nel nostro settore. Attraverso il Selecta Coffee Fund sono state distribuite 11.768 piantine agroforestali ai coltivatori locali, un intervento pensato per rendere più resilienti i territori da cui arriva parte del caffè che consumiamo ogni giorno.

Le ragioni sono chiare. L’agroforestazione non è un abbellimento verde, ma una pratica che migliora la resistenza ai cambiamenti climatici, rigenera la fertilità dei terreni, aumenta la biodiversità, trattiene l’umidità e contribuisce alla stabilità delle coltivazioni. In altre parole, significa garantire qualità e continuità a lungo termine.

Le specie distribuite coprono sia varietà funzionali sia piante autoctone con un ruolo ecologico e culturale. Leucaena leucocephala è apprezzata per la capacità di fissare azoto nel suolo, offrire ombreggiatura e fornire foraggio. Grevillea robusta resta una delle preferite dagli agricoltori per legname, sostegno dei fagioli, pacciamatura e gestione dell’umidità. A queste si aggiungono Markhamia lutea e Polyscias fulva, fondamentali per la biodiversità locale.

Un aspetto interessante del progetto è la scelta delle piante, affidata direttamente ai coltivatori. Sono stati loro a indicare quali specie potessero sostenerli meglio nel lavoro quotidiano e nel futuro delle proprie terre. Una decisione che lega ogni albero a un bisogno reale e concreto.

Più alberi significa campi più forti, caffè più stabile e comunità più sane. Per questo Selecta rivendica con orgoglio l’avvio di questa iniziativa.

Lunedì 1 Dicembre 2025

Abruzzo, il Consiglio regionale vuole vietare gli ultra-processati nei DA

In Abruzzo prende forma un’iniziativa che potrebbe avere un impatto brutale sul mondo dei distributori automatici. La Quinta Commissione del Consiglio regionale ha infatti approvato all’unanimità la risoluzione n. 42, un atto politico che chiede alla Giunta di introdurre il divieto di vendita e distribuzione di cibi e bevande ultra-processati anche tramite distributori automatici, in scuole, ospedali, edifici pubblici e strutture sanitarie.

Il provvedimento, firmato da Marilena Rossi, Leonardo D’Addazio e Massimo Verrecchia, era stato depositato all’inizio di novembre ed è stato inserito ufficialmente all’ordine del giorno della seduta del 25 novembre, come riportato negli atti pubblici del Consiglio regionale. L’approvazione in Commissione, senza alcun voto contrario, conferma quanto il tema sia diventato un terreno politico sensibile, soprattutto quando si parla di tutela dei minori, alimentazione e ambienti pubblici.

È importante ricordare che una risoluzione non ha valore normativo e non introduce un divieto immediato. Impegna però la Giunta a muoversi in una direzione precisa, aprendo la strada a possibili provvedimenti che, secondo questi politici, potrebbero ridefinire l’assortimento dei distributori automatici nelle strutture pubbliche abruzzesi. In realtà non significa rivedere l'offerta, ma eliminare di fatto il vending. Senza le vendite di decine di prodotti ad alta rotazione nessuno può affrontare gli investimenti previsti per un appalto pubblico

Ora la palla passa alla Giunta regionale, chiamata a decidere se trasformare l’indirizzo politico della Commissione in un provvedimento operativo. Vi terremo aggiornati...

Locker Amazon negli H24. Quali sono i vantaggi ad iscriversi a Confida

Sono arrivate numerose richieste sul form del nostro sito sulla convenzione Confida sui Locker Amazon, troppe per gestirle tutte nella nostra AREA RISPOSTE. Quindi abbiamo deciso di pubblicare direttamente qui un post riassuntivo.

QUANTO SOLDI MI DA' AMAZON PER METTERE UN LOCKER?
Amazon offre ai gestori 1.200 euro il primo anno e 1.000 euro gli anni successivi. Per ogni locker installato.

QUANTO COSTA CONFIDA?
La quota annuale di Confida costa 350 euro l'anno. Salite di scaglione solo se superate i 300.000 euro di fatturato (quindi almeno 4-5 negozi H24 che funzionano bene). La quota associativa dipende infatti dal fatturato dell’azienda che si associa.

HO ALTRI COSTI LEGATI AI LOCKER?
No, i costi di installazione e manutenzione (ordinaria e straordinaria) sono interamente a carico di Amazon.

POSSO METTERE I LOCKER DOVE VOGLIO IN QUALUNQUE PUNTO VENDITA?
In pratica sì. Amazon in genere si riserva solo di verificare che non ci siano altri locker nelle immediate vicinanze. Ovviamente se scegliete un H24 che ha a 50 metri un altro locker, Amazon, a cui spetta in ogni caso l'ultima parola, può decidere di non metterlo anche presso di voi.

CASO PRATICO (in risposta ad un nostro lettore)
Ho due punti vendita H24 e voglio mettere i locker Amazon. Loro offrono 240 euro per la presenza. Quanto mi costa Confida? Ci guadagno o ci perdo rispetto all'offerta che Amazon mi dà anche se non sono iscritto a Confida

Costo Confida: 350 euro
Compenso annuale Amazon: 2.400 euro (1 anno); 2.000 euro (dal seconda anno in poi).
Utile socio Confida: 2.050 euro (1 anno); 1.650 euro (dal secondo anno in poi).
Utile non associato: 480 euro l'anno.

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